Le Nobel della medicina

04.07.2020

Dal 1901 al 2019 appena dodici donne hanno vinto il Premio Nobel per la Medicina, contro 207 uomini: una percentuale minima, dunque, ovvero una sproporzione enorme rispetto alla controparte maschile, pur considerando che tra le discipline scientifiche la Medicina è quella che conta il maggior numero di premiate, mentre sono appena cinque per la Chimica, tre per la Fisica e due per l'Economia. Il motivo di tale impressionante disparità è da ricercarsi non certo nel minore talento e spirito di ricerca delle donne, ma nel sessismo prevalente ancora nel mondo accademico e scientifico.Ed è successo anche che personalità femminili di prestigio hanno spesso condiviso i successi scientifici, e quindi il Nobel, con il marito o con un collega ricercatore. I dati confermano che coloro che sono deputati ad assegnare annualmente i Nobel non guardano certo con occhio benevolo e obiettivo alle donne, ma giudicano da oltre un secolo sotto l'egida di un tetragono maschilismo. Qualcosa sta cambiando negli ultimi due decenni: mezzo secolo fa era quasi inimmaginabile candidare una donna al più alto premio scientifico del pianeta quand'anche avesse fatto ricerche di altissimo livello. 

L'esempio più lampante della discriminazione di genere riguarda la genetista e biologa statunitense Nettie Stevens (1861-1912), alla quale va il merito di aver scoperto i cromosomi sessuali, i geni che determinano il sesso di un individuo. Studiando i vermi della farina, notò che lo sperma dei maschi conteneva tutti e due i cromosomi X e Y, mentre le cellule riproduttive delle femmine solo il cromosoma X. Arrivò così alla clamorosa scoperta che il sesso di un individuo è determinato dal suo patrimonio genetico. Ma Thomas Morgan indebitamente si appropriò e fece sue le ricerche della scienziata, aggiudicandosi il Nobel molti anni dopo, nel 1933.
La negazione delle scoperte e dei risultati scientifici conseguiti dalle donne va sotto il nome di "effetto Matilda" dal nome di Matilda Joslyn Gage, una nota attivista americana per i diritti delle donne, che nel corso del XIX secolo aveva osservato e con coraggio denunciato pubblicamente l'increscioso fenomeno.

La prima al mondo a ricevere il Nobel è nel 1947 la biochimica ceca naturalizzata americana Gerty Theresa Cori (1896-1957) per i suoi studi sul metabolismo dei carboidrati. Insieme al marito, Carl Ferdinand Cori, scopre uno zucchero di riserva, il glicogeno, derivato del glucosio : viene immagazzinato nelle cellule e, risintetizzato, è usato dall'organismo come riserva di energia. A Cori sono intitolati due crateri, uno sulla Luna e uno su Venere. 

Trent'anni dopo, nel 1977, arriva un altro Nobel per la Medicina a una donna, la biofisica newyorkese Rosalyn Yalow (1921-2011) per la scoperta della tecnica di Dosaggio radioimmunologico. La tecnica radioimmunologica è un validissimo metodo diagnostico utilizzato oggi in tutto il mondo per numerose patologie.

Nel 1983, Barbara McClintock (1902-1992),una genetista del Connecticut, vince il premio per la scoperta dei trasposoni, i "geni che saltano", sequenze di Dna che si spostano da un cromosoma all'altro o da un sito all'altro nello stesso cromosoma. Tale trasferimento di materiale ereditario in tempi molto lunghi può modificare il patrimonio o corredo genetico.

La più grande scienziata italiana, la torinese Rita Levi Montalcini (1909-2012) scopre il fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf, acronimo di nerve growth factor) e riceve nel 1986 il premio Nobel per la Medicina. L'Ngf è una molecola o proteina che determina e influenza la crescita delle cellule del sistema nervoso centrale e periferico. Gli studi della scienziata si rivelano utili per capire e curare molte malattie degenerative, come l'Alzheimere la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Levi Montalcini è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze, fu socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per le scienze fisiche e socia-fondatrice della Fondazione Idis-Città della Scienza. Nel 2001 è nominata senatrice a vita «per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale».Muore il 30 dicembre 2012 a quasi 104 anni.

Premio Nobel per la Medicina nel 1988, la biochimica e farmacologa di New York Gertrude Belle Elion (1918-1999) dedica tutta la vita alla ricerca farmacologica dopo aver perduto il fidanzato per una endocardite batterica. Belle Elion scopre le differenze biochimiche tra le cellule umane sane e le cellule malate, tra le cellule normali e gli agenti patogeni. Nel corso della sua lunga carriera, sintetizza e brevetta 45 farmaci capaci di distruggere le cellule malate. Tra essi, il primo chemioterapico usato nel trattamento della leucemia infantile e il primo immunosoppressore in grado di prevenire il rigetto di un organo trapiantato. Di particolare rilevanza è l'azidotimidina, nota come Azt, un farmaco commercializzato nel 1984, il primo ad essere impiegato per il trattamento dell'Aids, acronimo di Acquired Immunodeficiency Syndrom, sindrome dell'immunodeficienza acquisita. 

La biologa tedesca Christiane Nüsslein-Volhard (1942), vincitrice delNobel nel 1995,scopre i geni che controllanolo sviluppo embrionale e le mutazioni responsabili di buona parte delle malformazioni congenite senza cause note. Dà vita alla Fondazione Christiane Nüsslein-Volhard per aiutare le più promettenti scienziate tedesche.

Linda Buck (1947), una neurobiologa statunitense di Seattle, riceve il premio Nobel per la Medicina nel 2004 assieme a Richard Axel per i suoi studi sui recettori olfattivi e sul meccanismo dell'olfatto. 

Coetanea di Buck, l'immunologa parigina Françoise Barré-Sinoussi (1947),Nobel nel 2008 insieme a Luc Montagnier, scopre e isola il virus dell'immunodeficienza umana (Hiv, Human Immundeficiency Virus) che è la causa dell'Aids.

Il Nobel per la medicina nel 2009 per la prima volta viene assegnato a una coppia femminile, due biologhe, colleghe e amiche: l'australiana naturalizzata statunitense Elizabeth H. Blackburn (1948),specializzata in biologia molecolare, e autrice di oltre 250 ricerche, e la sua allieva Carol Greider (1961)per i loro studi sull'invecchiamento cellulare e, in particolare, per la scoperta dei telomeri, che proteggono i cromosomi dalla degradazione. 

Nonostante la differenza di età e di esperienza, la coppia professoressa-allieva funziona benissimo. Insieme scoprono che in una fase del loro ciclo, le cellule duplicano il patrimonio genetico: il Dna viene poi distribuito alle cellule figlie, che risultano identiche alla cellula progenitrice. L'enzima Dna non è però in grado di sintetizzare e copiare le estremità di un frammento di Dna, che quindi andrebbero perse. Per evitare la degradazione delle estremità cromosomiche e la progressiva e rapida perdita del materiale genetico, le cellule possiedono un meccanismo di difesa: i telomeri, sequenze di Dna poste alle estremità dei cromosomi che proteggono il materiale genetico necessario per la produzione di proteine. La telomerasi è l'enzima che sintetizza le sequenze dei telomeri e allunga la vita delle cellule, poiché la lunghezza delle sequenze è direttamente proporzionale al resto della vitadi una cellula. I telomeri, veri e propri orologi biologici, sono fondamentali per la lunghezza della vita di una cellula. Col tempo, tuttavia, anche le estremità telomeriche vengono perse, le cellule si danneggiano e invecchiano a ogni divisione finché muoiono definitivamente.

Nel 2014 la ricercatrice norvegese May-Britt Moser, classe 1963, è l'undicesima donna ad essere premiata con il Nobel, e lo vince insieme al marito Edvard Moser e all'anglo-britannico John O'Keefe. È merito suo aver individuato le cellule nervose che ci aiutano a orientarci nello spazio: costituiscono il "Gps" del cervello e servono a creare la mappa dell'ambiente in cui ci troviamo. May-Britt Moser è la seconda donna a essere premiata per le neuroscienze, dopo l'italiana Rita Levi Montalcini.May-Britt e Edvard, quarto Nobel "di coppia" della storia, si conoscono alla facoltà di psicologia a Oslo e da allora studiano sempre insieme. May-Britt fa parlare di sé per il lungo abito blu da sera con neuroni illuminati in bella vista con cui si presenta a ritirare il premio dalle mani del re di Svezia

Fra i tre Nobel per la Medicina assegnati nel 2015 c'è una 84enne chimica cinese, Tu Youyou (1930), immunologa e farmacista, esperta di medicina tradizionale e di erbologia. Dedica tutta la vita, fin dal 1947, a studiare un farmaco per combattere la malaria, rinchiusa per anni e anni nel suo laboratorio secondo un progetto segreto militare voluto da Mao in persona. Il coronamento dei suoi lavori è la scoperta dell'artemisinina, il farmaco estratto da un'erba medicinale, l'artemisia, usata nella medicina tradizionale cinese: è oggi uno degli antimalarici più diffusi al mondo.
L'auspicio per un futuro più "femminile" dei Nobel viene dalle parole di Mary Ann Liebert: «Le donne devono essere più sicure di sé e nominarsi tra loro, e anche gli uomini devono iniziare a nominarle». 

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