Le Nobel della medicina
Dal 1901 al 2019 appena dodici donne hanno vinto il Premio Nobel per la Medicina, contro 207 uomini: una percentuale minima, dunque, ovvero una sproporzione enorme rispetto alla controparte maschile, pur considerando che tra le discipline scientifiche la Medicina è quella che conta il maggior numero di premiate, mentre sono appena cinque per la Chimica, tre per la Fisica e due per l'Economia. Il motivo di tale impressionante disparità è da ricercarsi non certo nel minore talento e spirito di ricerca delle donne, ma nel sessismo prevalente ancora nel mondo accademico e scientifico.Ed è successo anche che personalità femminili di prestigio hanno spesso condiviso i successi scientifici, e quindi il Nobel, con il marito o con un collega ricercatore. I dati confermano che coloro che sono deputati ad assegnare annualmente i Nobel non guardano certo con occhio benevolo e obiettivo alle donne, ma giudicano da oltre un secolo sotto l'egida di un tetragono maschilismo. Qualcosa sta cambiando negli ultimi due decenni: mezzo secolo fa era quasi inimmaginabile candidare una donna al più alto premio scientifico del pianeta quand'anche avesse fatto ricerche di altissimo livello.
La prima al mondo a ricevere il Nobel è nel 1947 la biochimica ceca naturalizzata americana Gerty Theresa Cori (1896-1957) per i suoi studi sul metabolismo dei carboidrati. Insieme al marito, Carl Ferdinand Cori, scopre uno zucchero di riserva, il glicogeno, derivato del glucosio : viene immagazzinato nelle cellule e, risintetizzato, è usato dall'organismo come riserva di energia. A Cori sono intitolati due crateri, uno sulla Luna e uno su Venere.
Trent'anni dopo, nel 1977, arriva un altro Nobel per la Medicina a una donna, la biofisica newyorkese Rosalyn Yalow (1921-2011) per la scoperta della tecnica di Dosaggio radioimmunologico. La tecnica radioimmunologica è un validissimo metodo diagnostico utilizzato oggi in tutto il mondo per numerose patologie.
La più grande scienziata italiana, la torinese Rita Levi Montalcini (1909-2012) scopre il fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf, acronimo di nerve growth factor) e riceve nel 1986 il premio Nobel per la Medicina. L'Ngf è una molecola o proteina che determina e influenza la crescita delle cellule del sistema nervoso centrale e periferico. Gli studi della scienziata si rivelano utili per capire e curare molte malattie degenerative, come l'Alzheimere la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Levi Montalcini è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze, fu socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per le scienze fisiche e socia-fondatrice della Fondazione Idis-Città della Scienza. Nel 2001 è nominata senatrice a vita «per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale».Muore il 30 dicembre 2012 a quasi 104 anni.
Premio Nobel per la Medicina nel 1988, la biochimica e farmacologa di New York Gertrude Belle Elion (1918-1999) dedica tutta la vita alla ricerca farmacologica dopo aver perduto il fidanzato per una endocardite batterica. Belle Elion scopre le differenze biochimiche tra le cellule umane sane e le cellule malate, tra le cellule normali e gli agenti patogeni. Nel corso della sua lunga carriera, sintetizza e brevetta 45 farmaci capaci di distruggere le cellule malate. Tra essi, il primo chemioterapico usato nel trattamento della leucemia infantile e il primo immunosoppressore in grado di prevenire il rigetto di un organo trapiantato. Di particolare rilevanza è l'azidotimidina, nota come Azt, un farmaco commercializzato nel 1984, il primo ad essere impiegato per il trattamento dell'Aids, acronimo di Acquired Immunodeficiency Syndrom, sindrome dell'immunodeficienza acquisita.
La biologa tedesca Christiane Nüsslein-Volhard (1942), vincitrice delNobel nel 1995,scopre i geni che controllanolo sviluppo embrionale e le mutazioni responsabili di buona parte delle malformazioni congenite senza cause note. Dà vita alla Fondazione Christiane Nüsslein-Volhard per aiutare le più promettenti scienziate tedesche.
Linda Buck (1947), una neurobiologa statunitense di Seattle, riceve il premio Nobel per la Medicina nel 2004 assieme a Richard Axel per i suoi studi sui recettori olfattivi e sul meccanismo dell'olfatto.
Il Nobel per la medicina nel 2009 per la prima volta viene assegnato a una coppia femminile, due biologhe, colleghe e amiche: l'australiana naturalizzata statunitense Elizabeth H. Blackburn (1948),specializzata in biologia molecolare, e autrice di oltre 250 ricerche, e la sua allieva Carol Greider (1961)per i loro studi sull'invecchiamento cellulare e, in particolare, per la scoperta dei telomeri, che proteggono i cromosomi dalla degradazione.
Nonostante la differenza di età e di esperienza, la coppia professoressa-allieva funziona benissimo. Insieme scoprono che in una fase del loro ciclo, le cellule duplicano il patrimonio genetico: il Dna viene poi distribuito alle cellule figlie, che risultano identiche alla cellula progenitrice. L'enzima Dna non è però in grado di sintetizzare e copiare le estremità di un frammento di Dna, che quindi andrebbero perse. Per evitare la degradazione delle estremità cromosomiche e la progressiva e rapida perdita del materiale genetico, le cellule possiedono un meccanismo di difesa: i telomeri, sequenze di Dna poste alle estremità dei cromosomi che proteggono il materiale genetico necessario per la produzione di proteine. La telomerasi è l'enzima che sintetizza le sequenze dei telomeri e allunga la vita delle cellule, poiché la lunghezza delle sequenze è direttamente proporzionale al resto della vitadi una cellula. I telomeri, veri e propri orologi biologici, sono fondamentali per la lunghezza della vita di una cellula. Col tempo, tuttavia, anche le estremità telomeriche vengono perse, le cellule si danneggiano e invecchiano a ogni divisione finché muoiono definitivamente.
Nel 2014 la ricercatrice norvegese May-Britt Moser, classe 1963, è l'undicesima donna ad essere premiata con il Nobel, e lo vince insieme al marito Edvard Moser e all'anglo-britannico John O'Keefe. È merito suo aver individuato le cellule nervose che ci aiutano a orientarci nello spazio: costituiscono il "Gps" del cervello e servono a creare la mappa dell'ambiente in cui ci troviamo. May-Britt Moser è la seconda donna a essere premiata per le neuroscienze, dopo l'italiana Rita Levi Montalcini.May-Britt e Edvard, quarto Nobel "di coppia" della storia, si conoscono alla facoltà di psicologia a Oslo e da allora studiano sempre insieme. May-Britt fa parlare di sé per il lungo abito blu da sera con neuroni illuminati in bella vista con cui si presenta a ritirare il premio dalle mani del re di Svezia